CICERONE E AUGUSTO. IL LIBRO SCRITTO DA ROBERTO TOPPETTA PRESENTATO A FRASCATI DAL PROFESSOR MALAVOLTA



Esordio per l’Associazione Culturale Frascati Heritage che con il patrocinio del Comune di Frascati ha organizzato un incontro per presentare il volume IL Divo Augusto. A presentare il libro di Roberto Toppetta, volto storico del giornalismo del Tg3, sono intervenuti il Professor Mariano Malavolta, ordinario di Storia Romana all’ Università di Roma 2 e  Giovanna Cappelli, direttrice delle scuderie Aldobrandini e l'archeologa Barbara Nobiloni.  Il Divo Augusto, protagonista della biografia che nel bimillenario della morte Toppetta ha dedicato, con sapienza di ricerca e gusto per la divulgazione, al grande imperatore romano fu un uomo che esercitò il potere per tutta la sua vita e che sfidando i tempi ancora suscita discussioni ed interesse. La serata svoltasi sabato 31 gennaio presso la Sala degli Specchi del Comune ha avuto come tema principale il rapporto tra Marco Tullio Cicerone e Ottaviano, come si faceva chiamare agli esordi della sua carriera politica Augusto.
Giovanna Cappelli
Giovanna Cappelli ha ricordato le statue dedicate a Giulio Cesare ritrovate a Tuscolo ed i loro trasferimento ad Agliè, non ha mancato di ricordare che la sistemazione del Teatro di Tuscolo si deve molto probabilmente proprio ad Augusto, che come ha be evidenziato nella sua relazione Barbara Nobiloni fece del rinnovamento urbanistico dell’Urbe e dell’arte uno degli strumenti di comunicazione politica per eccellenza.
Roberto Toppetta e Mariano Malavolta
Il Professor Malavolta ha invece intrattenuto l’uditorio focalizzando l’attenzione sui venti mesi che più o meno vanno dalle idi di marzo, quando Cesare fu assassinato, all’attentato e morte dello stesso Cicerone. Un periodo a tinte molto forti, insanguinato pieno di trabocchetti tranelli e agguati in cui si leggono in controluce i drammi che sempre si ripresentano nella storia di amori e tradimenti, umani e politici, di attese e disillusioni, di eredità economiche e morali che lasciano qualcuno profondamente e violentemente insoddisfatti come per esempio fu tra Marc’Antonio e Ottaviano. Era la fine dell’estate del 43 a.C., quando una legge fatta approvare da Gaio Ottavio nella sua qualità di console riconosce l’atto testamentario con il quale il prozio, Giulio Cesare, lo aveva adottato, a sua insaputa, come figlio ed erede di quasi tutti i suoi sterminati beni.
Barbara Nobiloni
Gaio Ottavio torna in Italia da Apollonia (che si trovava in Macedonia) all’incirca un mese dopo la morte violenta di Cesare e, risalendo la penisola da Brindisi, si ferma a Cuma (presso Pozzuoli) dove il patrigno Marcio Filippo aveva una villa. Filippo e la moglie Atia cercano di convincerlo a rinunciare all’eredità di Cesare, per timore che anche lui faccia la stessa fine, ma Ottaviano sta già subendo una grande metamorfosi del carattere e chiede al patrigno di presentargli Cicerone che in quel periodo si trova in villeggiatura nella sua villa di Cuma.
Cicerone non ebbe una grande impressione di Gaio Ottavio, ma nei mesi successivi ne diventa una sorta di sponsor per contrapporlo al console Marco Antonio che, pensando di essere lui l’erede di Cesare, era rimasto di ghiaccio all’apertura del testamento del Dittatore e cerca di ritardare quanto possibile l’approvazione della legge di ratifica dell’adozione, giacché lui si era impossessato di una parte dei fondi di Cesare e li aveva usati per rimborsare i suoi debiti e per soddisfare i vizi suoi e della moglie Fulvia.
Pensando di essere un nuovo Cesare, Antonio comincia a governare in modo sempre più dittatoriale scatenando l’ira dei senatori repubblicani, in particolare di Cicerone che era allora il politico più prestigioso. Nasce qui il rapporto tra Ottaviano e Cicerone: il giovane cerca agganci anche tra gli avversari di Cesare pur di avere ragione delle resistenze di Antonio e Cicerone cerca di sfruttare il consenso che Ottaviano ha tra la plebe e tra i veterani di Cesare per attaccare Marco Antonio.

In pochi mesi la situazione sfugge di mano a tutti: Antonio si comporta da tiranno, manipolando le carte di Cesare, Cicerone comincia scrivere le Filippiche contro di lui e Ottaviano organizza a sue spese ( con i soldi di Filippo e di Atia, che avevano cambiato idea, e di altri amici) un esercito privato e si prepara alla guerra di Modena, dove Marco Antonio ha posto sotto assedio il cesaricida Decimo Bruto, con l’idea di farsi consegnare la provincia della Gallia Cisalpina che lui ( Antonio) si era fatto assegnare dal popolo con un colpo di mano, mentre il Senato voleva che Decimo Bruto mantenesse il suo comando fino alla scadenza ( marzo del 43 a.C.).



Ai primi di gennaio Cicerone fa ottenere a Ottaviano un comando pretorio e lo fa cooptare nel Senato. 
Augusto
A questo punto il giovane è legittimato politicamente nei suoi atti e partecipa, da comandante, alla guerra di Modena che si esplica in due sole battaglie ( 14 e 21 aprile).
Gaio Ottavio fa poco o nulla, ma alla fine si ritrova alla testa delle legioni senatorie ( essendo morti i due consoli inviati da Roma) e , quando il Senato gli nega il consolato, marcia su Roma e si fa eleggere direttamente dal popolo con un colpo di mano. Siamo al 19 agosto del 43 a.C. A quel tempo Antonio si trova nella Gallia Transalpina dove si è alleato con Marco Lepido, governatore anche della Spagna Citeriore e Decimo Bruto è stato ucciso dai suoi soldati. Ottaviano capisce che è giunto il momento di fare un accordo con i due cesariani. Si vedono nei pressi Bologna e formano il II Triumvirato, legalizzato con una legge del 27 novembre.
Cicerone
I tre decidono di vendicare la morte di Cesare e per poter organizzare un esercito di grande forza danno vita a liste di proscrizione, uccidendo i nemici di Cesare e confiscando i loro beni. Antonio ottiene la morte di Cicerone e sembra che Ottaviano non abbia fatto nulla per fermarlo. Il grande oratore viene ucciso il 7 dicembre a Formia, dove aveva una delle sue ville. L’anno dopo Antonio e Ottaviano si recano a Filippi e sconfiggono Bruto e Cassio, mentre Lepido resta a governare Roma.

 

 

Commenti

Post popolari in questo blog

CHI L'HA VISTO? LA FONTANA DI VERTUMNO A VILLA FALCONIERI

DALLA REGINA DI SARDEGNA AL CUSTODE DI TUSCOLO,LA STORIA DELLA CASINA FIRMATA VOSS

Le opere di Paul Ching Bor ispirate alle ville e alla storia di Frascati. Un omaggio a San Giuseppe Calasanzio