Mary Gayley Senni, La signora delle iris e il Roseto di Roma
Dee, alchimiste, maghe e streghe ma anche regine
e sante, poetesse e imperatrici, rivoluzionarie giardiniere, paesaggiste e
scrittrici: donne nobili e borghesi. La conoscenza delle piante e delle loro
proprietà è sempre stata associata, in vario modo alle donne. A partire dal
Rinascimento, emergono alcune figure
femminili appassionate di giardinaggio e soprattutto esse stesse “creatrici” di
parchi e giardini, prerogativa quasi sempre associata all’uomo, le prime furono
Caterina e Maria dei Medici che in Francia daranno l’avio alla realizzazione
dei giardini delle Tuileries e Du Luxembourg. Nel secolo dei Lumi il giardino
diventa luogo privilegiato ed esclusivo per riunioni di colti circoli di
poetesse e letterate. Per la storia della fondatrice del Roseto di Roma, Mary Gayley
Senni, la più importante fu però Maria Antonietta, che 1775, prima della rivoluzione francese, sfidando il suo
amante, il conte D’Artois, fece costruire un castello ed un parco, nei pressi
di Parigi (odierno Bois de Boulogne) in soli 64 giorni. La rivoluzione interruppe
la vocazione galante di quest’area, trasformata in giardino romantico nell’
Ottocento, e che ne1905 diventerà parco pubblico con un settore dedicato alle iris
e un grande e magnifico roseto che dal 1907 ospita un concorso internazionale
dedicato alle rose. Il famoso roseto di Bagatelle. E da qui prende le mosse la
storia di Mary Senni e dei suoi roseti, quello privato di Grottaferrata e quello
pubblico di Roma, sul colle Aventino. Tra
le scrittrici angloamericane più importanti per il territorio tuscolano
spiccano Vernon Lee e, soprattutto, Edith Wharton che numerosi studi e libri a
dedicato ai nostri giardini. Proprio questa grande scrittriceebbe certamente un
rapporto epistolare con una illustre concittadina tuscolana: Mary Senni. Dello
scambio tra le due poco si sa ma è certo che alla Edith Wharton Foundation
risulta almeno una lettera data 1933 che la grande scrittrice, che proprio in
quell’anno arrivava nuovamente in Italia, scrisse alla nostra Contessa Mary
Senni. Il primo viaggio ai castelli della romanziera è datato 1904, ma in quell’anno
Mary Gaylay, nata nel 1884 in Pennsylvania, aveva 20 anni e
risiedeva ancora a New York. Mary giovane figlia di una famiglia agiata, il
padre era un grande magnate dell’acciaio, aveva però già vistato le più
importanti città europee: Parigi, Venezia e Roma. Sembra di vederla leggere i best sellers del momento, i romanzi di
Henry James o Edith Wharton, con l'intenzione di conoscere ed approfondire arte
e cultura del Vecchio Continente alla ricerca del bello e dell’amore. Erano gli
anni in cui all’Opera si ascoltava con entusiasmo l’Iris di Mascagni e in
Germania Hermann Hess scriveva la fiaba di Iris. Sono gli anni in cui si
afferma l’Art Noveau, l’arte floreale per eccellenza, in cui iris e rose erano
le protagoniste incontrastate di un sentimento, specchio del nuovo secolo, apparentemente
avviato a grandi conquiste. La rosa sebbene in tono minore rispetto all’iris,
al giglio, al papavero o alla margherita per la sua compattezza, la
geometrizzazione delle corolle e dei petali viene spogliata del naturalismo per
essere trasformata in eleganti e raffinati elementi decorativi su ceramiche,
vetri, bronzi, gioielli, stoffe, mobili. Mary Gayley è giovane quando arriva per
la prima volta a Roma e piena di entusiasmo e di sogni fantastici. Nella Città
Eterna altre alla meraviglia e allo stupore, come da copione, trova l’amore,
conosce Giulio Senni. Poi torna in America. Le nozze arrivano nel novembre 1907, il ricevimento, lussuoso, sarà
l’occasione di innumerevoli articoli sulla stampa newyorkese. Del resto la sua
famiglia appartenente l’high society, dove il famoso amatore e critico d’arte Bernard
Berenson, grande amico di Vernon Lee e Edith Warthon, era di casa, consigliando
le migliori opere d’arte rinascimentali per le grandi collezioni d’arte che si
andavano allora costituendo come la Frick collection. Il
1907 fu un anno di trionfi per la famiglia Gayley: James, il padre era stato
nominato da due anni vicepresidente della USSC e Agnese, la sorella minore di
Mary, in febbraio, aveva debuttato in società.
James Gayley |
(da The Times, “is so arranged that the ground floor can be thrown
practically into one room. This was done last night. After taking off their
wraps, the guests descended the main stairway to the large foyer hall, where
they were received by Mrs. Gayley and her daughter.” The glittering party was attended by the
society’s most elite, including names like Fish, Schuyler, Schiffelin, de
Peyster, Fairfax and Roosevelt.)
Julia Gayley, Busto di E. Naldman, Metropolitan Museum |
Ma le feste
non finirono che il novembre successive quando Mary convolò a nozze con il Conte
Giulio Senni. Era il 16 novembre, e allo scoccar di mezzogiorno, come riporta
il New York Times, Mary divenne Countess Giulio Senni, come si usava dire
allora e come si firmerà spesso negli anni successivi. Damigella d’Onore
naturalmente la sorella Agnese e David Rumsey il testimone. Matrimonio in casa
come prescrive la più elegante etichetta del tempo. Colazione e ricevimento
perfettamente organizzati, seguirono il rito celebrato da monsignor D.J.
O’Connell rettore dell’Università cattolica di Washington.
Poi
Mary Gayley, con suo marito salgono su
un piroscafo e salpano per l’Italia. Prima tappa Roma. Poi definitivamente a
Grottaferrata.
È
qui, nel verde antico dei colli tuscolani, nasce in lei la passione per il
giardinaggio e, in particolare, la sua predilezione per le iris e le rose. Mary
è sempre più affascinata dalla floricultura e dopo un viaggio a Parigi e la
visita al roseto del parco di Bagatelle, decide di crearne uno a Roma.
Nel
1924 donò al Comune di Roma una prima collezione di numerose varietà di rose
provenienti dal suo giardino di Grottaferrata. L'allora Regio Commissario le
fece piantare al Pincio, dimostrando una scarsa sensibilità e sminuendo
l'importante carattere sperimentale dell'iniziativa. Il disappunto suscitato
nella contessa fu tale da spingerla a chiedere che le rose le venissero
restituite. Intanto si dedicava alle iris che ibridava lei stessa. In Francia
si narra di una nuova varietà realizzata da lei chiamata Verlaine.
Certo è che già negli anni Trenta, Mary era un autorità
in materia, dato che Armand Millet, famoso botanico francese, le dedicò una sua
nuova creazione, una iris “charmant et
femminin” a cui diede per l’appunto il suo nome: Mary Senni. Un giaggiolo
dalla linea fluente e plastica, elegante e rigorosa con i colori della viola
del pensiero, quella che si trova in primavera nei boschi del Tuscolo. In
quegli anni iniziano anche le sue collaborazioni giornalistiche su riviste
specializzate, in America, aveva iniziato con il Bollettino dell’American Iris
society già nel 1928.
Nel
1931, anno della storica Mostra del Giardino Italiano a Firenze, nasce la
rivista Il Giardino Fiorito della Società Italiana Amici dei Fiori coordinata
da Mario e Eva Calvino. E Mary inizio subito a collaborare come socia
fondatrice.
Il
giardino delle rose, intanto, continuava ad essere il suo obbiettivo
principale, così quando il principe Francesco Boncompagni Ludovisi divenne
Governatore capitolino, lei torno alla carica, e le sue rose trovarono una
giusta dimora. Nel 1932 a Colle Oppio nasce il primo roseto, costituito da
circa 300 piante, e la contessa ne seguì tutte le fasi di realizzazione.
S'impegnò anche nella sua promozione all'estero, istituendo nel 1933 il
Concorso internazionale Premio Roma per le Nuove Varietà di Rose, una competizione
per nuovi ibridi, seconda solo a quella di Bagatelle, premi entrambe ancora
oggi attivi.
Roseto di Roma, veduta aerea |
Pochi
anni dopo scoppiò la II guerra mondiale, il roseto fu distrutto, al suo posto
come in ogni spazio verde di Roma, sorsero orti di guerra. Intanto continuava a
impegnarsi per far uscire regolarmente la rivista e, nel 1947, nella 3°
primavera dopo la guerra, scrive un magnifico articolo intitolato Ripresa che
non manca di fare il punto sul vissuto trascorso. Racconta dei bombardamenti,
delle numerose fughe nei ricoveri antiaerei e come poi passato l’allarme lei
tornasse tremante e livida a lavorar la terra unico conforto. Racconta anche
dei mesi da sfollata quando le truppe tedesche requisirono la villa e della
devastazione del giardino dovuta ai carri armati nascosti sotto i grandi cedri
che trovo tagliati . Tedeschi ma non solo anche i tunisini delle truppe francesi
contribuirono alla devastazione sistemando le loo tende sulle aiuole delle iris
mentre in tutto il giardino c’erano ossa e pelli di animali macellati.
Distrutti anche i ciliegi giapponesi e scomparsi tutti i bulbi di narcisi. La
ripresa dell’Italia era difficile e
costosa, anche per ripristinare i giardini. Con il dopoguerra e i nuovi
ordinamenti repubblicani e la lenta ripresa al Comune di Roma arrivò anche un
nuovo Direttore del Servizio Giardini, Elvezio Ricci. Grazie al carattere
deciso, all’ intraprendenza ed al forte entusiasmo, Mary, che intanto aveva
portato avanti il Premio Roma, decise di ricostruire il roseto, alle pendici
del Colle Aventino. Quest'area, sede del cimitero ebraico dal 1645 fino al
1934, era rimasta incolta sino al 1950 quando, destinata a parco dal nuovo
piano regolatore, la Comunità ebraica romana acconsentì alla piantagione di una
collezione di rose. A ricordo del cimitero le aiuole furono progettate in modo
da raffigurare il candelabro ebraico a sette bracci. Il roseto inizio a
prendere forma ed oggi è uno dei più importanti del mondo. Coincidenza vuole che il Roseto si sviluppi sulla stessa area che in antichità, era dedicata ai
Floralia.
E’ Tacito nei suoi Annales a riportare dell’esistenza,
sull’Aventino, di un tempio che si trovava lungo il Clivus Publicius, al
di sopra dei Carceres del Circo Massimo, dedicato a Flora, la dea romana
dei fiori e più precisamente della primavera, potenza vegetativa che fa fiorire
gli alberi, colei che presiede tutto ciò che fiorisce. Per sé Mary a
Grottaferrata, venduta la vecchia dimora, ne fece costruire una nuova a poca
distanza dalla prima, ma più nascosta, a cui tuttora si accede tramite un lungo
viale di tigli. Progettò e realizzò un nuovo giardino, giocando con gli spazi
in modo da creare angoli di stili diversi. Gli alberi furono piantati in modo
da sembrare nati e cresciuti spontaneamente. Immancabili le iris, bianche e
gialle, e le amate rose, di ogni varietà, tra cui anche una canina selvatica. E
poi ulivi e cotogni giapponesi, un acero canadese, un aranceto poi espiantato,
un orto recintato da rose bianche, rosmarino toscano, aster, lillà, cornioli,
crisantemi coreani, tra i primi in Italia. Mary, intanto continua la sua opera
instancabile anche nel suo giardino. Nita Stross, scrive nel 1951:
Roseto di Roma |
Poco tempo fa ho potuto vedere il giardino di una signora che tutti gli
"Amici dei Fiori" conoscono, la C.ssa Mary Senni. Un giardino con
tante varietà di rose: cespugli grandi, folti, pieni come non ne avevo visti
altrove. Come si fa a resistere? Ho dovuto domandare quale fosse il suo segreto
per la potatura e la signora mi ha risposto sorridendo: "Non le poto
affatto, levo soltanto il legno morto". Sono rimasta, devo dire,
sbalordita: sarei stata incredula se non avessi saputo che la C.ssa Senni non
lesina i suoi consigli e i suoi insegnamenti a chi è appassionato di
giardinaggio. “ Certamente tra le rose che vide la
Stross vi era anche la Rosa canina fece crescere
sopra una pergola e in autunno centinaia di frutti di questa rosa ancora oggi
spiccano vividi.
(da "Il Giardino Fiorito" - Marzo
1951) .
Le visite nel suo giardino si
susseguono, lei lo tiene aperto ai visitatori la domenica mattina e cosi il 6 luglio del 1954 sul
Pittsgbourgh Post Gazete esce un articolo relativo al viaggio di Mrs Walter
Kimmiks in Euorpa dal titolo “Iris socety organized see famus garden Europe”.
Nell’articolo il resoconto del viaggio in Germania Olanda e poi l’Italia. A
Grotta ferrata in casa Senni, ove fece un giro
nel suo famoso giardino di rose e iris in cui ha testato e ibridato rose
e iris di tutto il mondo. Nel 1959 fondò la Società Italiana dell’iris con
Flaminia Gorretti molte delle varietà ibridate da lei e dalle sue amiche,
affettuosamente definite “Le signore delle iris”( Mary Senni, Eva Mameli
Calvino, Gina Sgaravatti, Flaminia Specht e Nita Stross Radicati) oggi sono nel
giardino delle Iris di Firenze. Questo era il giardino di Mary, che mori nel
1972, a cui si dedicò con passione ed impegno e che a distanza di tanti anni
ancora le sopravvive, ricordandola.
Una storia molto bella che potrebbe rappresentare, tra l'altro, anche un soggetto per un'opera filmica.
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