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Visualizzazione dei post da settembre, 2014

La Frascatana e le altre- Inseguendo la zanzara, Anna Fraenzel Celli

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Quando, nella primavera del 1899, Anna era arrivata per la prima volta alla Cerveletta, proveniente dalla ispezione fatta con Angelo Celli ai caselli della linea ferroviaria, conosceva la situazione della campagna romana solo attraverso generiche informazioni e limitatamente all’aspetto igienico-sanitario. Non s'aspettava di trovare tale miseria.   agro romano “ M’ero immaginata – racconta – di trovare al centro della tenuta un villaggetto nel quale abitassero, in belle casette pulite, con un giardinetto davanti, braccianti e contadini e non posso descrivere la mia delusione e il mio stupore quando Celli mi additò una collinetta dove sorgevano, simili ad un attendamento di negri, numerose capanne con nel mezzo una cappelletta, in aperta campagna, senza un giardino, senza un fiore. Le capanne erano vicine le une alle altre ed erano fatte di paglia, di canne, di stocchi di granturco e di foglie secche, senza una finestra e con una porta, o meglio un buco d’ingresso, così

Donne e scienza

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Questa sera alle 19 presso le Scuderie Aldobrandini a Frascati in occasione della notte della scienza si parlerà di Donne scienziate e la parità. Per non dimenticate o meglio dare dignità alle tante che nel secolo scorso si sono battute per affermarsi nei più svariati settori di ricerca ecco un testo tratto da Piccolo Dizionario delle Italiane, scritto da Emanuela Bruni, edito da Mursia, per ricordare le donne degli ultimi 150 anni . " Senza incertezze, ordinata, trasformava le passioni in dovere e ne viveva".                                                                                                                       ( Italo Calvino) Eva Mameli Calvino è morta a Sanremo il 31 marzo 1978, aveva 92 anni. In uno dei rarissimi cenni autobiografici, il figlio Italo, l'aveva denominata " la maga buona che coltiva le iris ". E’ stata la prima donna in Italia a laurearsi e poi a conseguire la libera docenza in botanica. Era il 1915. Rinunciò alla ca

Dipingere con le note suonare con i pennelli. Il diario di viaggio multimediale di Fanny Mendelshon e Wilhem Hensel nei Castelli Romani

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Luci, colori, danze e musica, non solo restavano negli occhi, nelle orecchie e nel cuore dei grandi viaggatori ottocenteschi ispirandoli ed emozionandoli come una delle prerogative italiane e della campagna romana, spesso l’induceva a nuove composizioni. Delle opere settecentesche, come ad esempio de La Frascatana di Paisiello, sappiamo molto, meno indagato è l’Ottocento e i suoi autori. Ancor meno delle donne compositrici come Fanny Mendelsohn Hensel, che tra i vari Lieder scrisse anche un saltarello romano per pianoforte. Fanny Mendelshon Hensel Come si relazionavano pittori e musicisti con i modelli etnici e musicali tuscolani?   Con le danzatrici le ballerine di saltarello? Decine e decine di stampe, acquerelli mostrano l’ambizione dei pittori di riuscire a dare ritmo e movimento alle loro opere ritraendo questo ballo veloce e saltato, di passi facili e ritmati. Le opere pittoriche potrebbero aver avuto funzione di modello per le composizioni musicali, ponendoci di fron

DIVIN VIAGGIO - Le Tuscolane e le altre - Il vino una liaison dangereuse per le donne

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Tuscolana baciami e ti dirò se sarai ancora mia moglie! Lo ius osculi era uno dei metodi dei mariti romani che volevano provare la sincerità delle mogli di fronte alle menzogne sul vino. Nella Roma antica infatti il vino era proibito, de iure e de facto . Ai mariti invece i brindisi erano consentiti, e immaginiamo quanti ne venivano fatti nei simposi delle ville tuscolane. L'uso era quello di brindare per la donna amata  con kyathoi (coppa) uno dietro l’altro quante erano le lettere che componevano il nome di lei. Così ricorda Marziale: “Sette calici a Giustina, a Lavina sei ne bevi, quattro a Lida, cinque a Licia, a Ida tre. Col Falerno che versai numerai ogni amica, vien nessuna; dunque, o Sonno, vieni a me ”.  Il nettare degli dei legato alla sfera del sacro, era proibito alle donne almeno sino all’età repubblicana. Sino ad allora per sorseggiarne solo a scopo terapeutico ci voleva l’autorizzazione del Pater familias . Per bere durante i pasti o meglio, a cena, le do
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Quali sono i 10 luoghi che preferisci dei Castelli Romani? Rispondi e condividi con gli amici
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Il saltarello Bartolomeo Pinelli   Al suono di nacchere, mandolini e tamburelli ogni momento era quello giusto per aprire le danze. A fine vendemmia nelle Ottobrate poi il saltarello non poteva mancare, ed erano salti e giri vorticosi. Le donne erano solite ornarsi di fiori e piume, ma anche gli uomini, come illustrano tante stampe e incisioni dell’epoca usavano vestiti particolarmente sfarzosi. Un ballo per giovani e anziani, magri e grassi come ricorda De Mousset ne La Frascatana. Il ritmo del saltarello ravvivava il clima della festa,    la danza dei vignaiuoli, dei pastori. Ballo detto nei dintorni di Roma “alla contadina”, ben diverso dal “Saltarello romano”; secondo E Giraudet che nel 1900 pubblica il suo manuale di danze. Numerosissime le stampe e i quadri che rappresentano questa danza ancor prima di Bartolomeo Pinelli, già nel XVII secolo se ne trovano testimonianze come nella stampa del British museum qui sotto. Nelle immagini la contadina nel costume di festa

La Frascatana e le altre - Le ottobrate di Minenti e Mozzatore

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Attiravano l'attenzione dei viaggiatori stranieri le festose scampagnate fuori porta delle tiepide ottobrate romane colpiti dal clima gioioso che, dal Settecento, i giovedì e domeniche di ottobre coinvolgeva tutto il popolo. Naturlmente sono le donne che anche qui hanno un rilievo particolare: mozzatore e minenti. Donne ritratte da pittori, incisori e descritte da tanti romanzieri. W.Marstrad, 1847 La stagione della vendemmia era una stagione di grande allegria, durante la quale ci si può poteva permette qualsiasi cosa senza per questo offender nessuno. E’ sempre William Wetemore Story a narrare gli usi, di cui speso si è persa memoria come la processione della vendemmia: Questa cerimonia, nella quale classico e moderno sono a volte grottescamente mescolati, è tuttavia sempre divertente e pittoresca. Se volete vederla al suo meglio dovete recarvi nei paesi di montagna, quelli lontani dalla città, perché le vecchie tradizioni stanno tristemente scomparendo dalle strade

La Frascatana e le altre - Le mozzatore e la vendemmia

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La Frascatana e le altre donne dei Castelli romani furono soggetti molto ritratti da artisti italiani e stranieri nell’Ottocento. Le vendemmiatrici non potevano mancare nei loro repertori, stampe e quadri di genere le ritraggono con abiti da festa e da lavoro. In testa enormi cesti d’uva e un marmocchio per mano. Bartolomeo Pinelli a loro dedicherà numerose stampe  in Raccolta di cinquanta costumi pittoreschi . Lavoro duro tutto l’anno, l’apporto femminile era fondamentale nelle campagne. Erano “necessarie” come scriveva nel 1827 Clemente Micara (1):. “D an mano nella sementa e nella vendemmia: e nel raccorre frutta, erba, legumi, foglia frumento…”. Addentriamoci in mezzo a una vigna dell’Ottocento in compagnia di William Wetemore Story (1819-1895). Facendo molta attenzione perché come ricorda Luigi Zanazzo (2) “ In tempo di vendembia in de le vigne de Roma e puro in quelle de li Castelli nostrali, oltre a fasse un sacco de risate e d'allegrie, saùsa de fa' un scher