CARLOANTONIO LONGI TRA FRASCATI E STAR CINEMATOGRAFICHE


“A  chi  nell’immediato dopoguerra percorreva, ragazzo, le strade delle grandi e medie città d’Italia ancora ingombre di macerie e tutto ciò che stava attorno pareva inesorabilmente immerso in quello stesso grigio senso di precarietà che si era diffuso sulla società dopo l’immane disastro, alcune isole di colori attraevano l’attenzione e – consequenzialmente – colpivano la fantasia. Erano i manifesti cinematografici, che riportavano nell’Europa devastata dagli eventi bellici e divisa nelle sfere di influenza dei blocchi contrapposti da ideologie diverse e antagonistiche, gli aspetti più attraenti della way of life d’oltreoceano, insieme con la inevitabile celebrazione delle imprese dei liberatori.” Bruno Santi in questo breve testo coglie un emozione che certamente a Frascati conoscono in tanti. Non sappiamo se Carloantonio Longi era a Frascati quel disastroso 8 settembre del 1943. Certamente anche le macerie tuscolane saranno state colorate, negli anni successivi, dai suoi primi manifesti che in quegli anni tappezzavano muri e palazzi per promuovere i grandi film del neorealismo come: Ladri di Bicilette, Senso, Riso Amaro.
Carloantonio Longi e MArcello Mastroianni sorseggiano un bicchiere di Frascati
Carlo Antonio Longi era nato nel 1921 a Livorno, ma il padre, Eugenio, era presto stato trasferito a Frascati come direttore della TE.TI, la società che allora gestiva le comunicazioni telefoniche. Abitavano nei pressi dell’attuale cinema Politeama. Dopo aver frequentato l'Istituto d'Arte di Firenze come allievo di Gianni Vagnetti, Carloantonio, prosegui gli studi a Roma: prima al Liceo artistico e poi all'Accademia delle Belle Arti sotto la guida di Carlo Siviero. Insomma questo pittore, cartellonista di grande fama è stato un altro dei tanti frascatani d’adozione che certamente rendevano vivo l’ambiente culturale tuscolano di quei tempi. Amico in gioventù di Ivo Livi, più noto alle cronache cinematografiche come Yves Montand, incontrò poi un altro frascatano illustre Tino Buazzelli. Con lui conobbe il mondo del teatro e li ritroviamo insieme nell’amicizia e nel lavoro entrambi legati dal film di Ettore Giannini, Carosello Napoletano del 1954.
Buazzelli interpretava Capitan Spaccatrippa a fianco di Sophia Loren e Paolo Stoppa, Carloantonio li studiava per farne il manifesto. Carloantonio, infatti, giovanissimo, intraprende l'attività di ritrattista per poi divenire illustratore e cartellonista: Anna Magnani, Totò, Macario, Jack Lemmon, De Sica, John Wayne, Paul Newman, Marcello Mastroianni e Sofia Loren sono solo alcuni dei grandi del cinema immortalati da lui. Della intensa e prolifica attività di cartellonista cinematografico la famiglia mantiene un archivio con oltre 300 tra tavole e bozzetti originali, i manifesti cinematografici del resto rappresentano una delle più interessanti e originali forme di pittura popolare dell’ultimo secolo, che in 50 anni di vita circa, hanno segnato l’immaginario collettivo di più generazioni. Importanti artisti italiani come Ballester, Brini, Cesselon, De Seta e Ciriello si impegnarono a progettare e realizzare questo nuovo genere d’immagine pubblicitaria. Le opere, dipinte a tempera su carta dagli artisti e poi stampate in migliaia e migliaia di esemplari erano oggetto di una capillare distribuzione: fuori dei cinema e sui muri delle città il manifesto portava il proprio personale messaggio.
Del resto come scrive Stephen King "…Se un film è un sogno, il manifesto cinematografico è il sogno di un sogno" . Tutti conoscevano queste immagini, effimere solo all’apparenza, i bozzetti cinematografici rappresentarono invece un importante contributo alla diffusione della conoscenza dell’arte e delle tecniche pittoriche, all’uso del pennello, del colore, della ritrattistica e dello stile contemporaneo. Coniugare l’aspetto estetico con l’esigenza commerciale era la sfida principale che ciascun artista declinava con la propria sensibilità e il suo stile. La coerenza rappresentativa, la caratterizzazione degli elementi formali e figurativi che fossero tutt’uno con il film era la necessità a cui doveva rispondere il prodotto artistico. Arte di massa che nasce dalla commistione di grafica, pittura e fotografia, è uno dei primi strumenti pubblicitari che il cinema ha utilizzato per raggiungere il pubblico di tutte le classi sociali. Nel dopoguerra, tra le dive e gli eroi americani si fanno strada i comici e i grandi attori italiani le cui imprese, oltre a fissarsi sulla pellicola, vengono immortalate sulle affiche che coloravano le strade a cominciare da Ladri di Bicilette che de Sica realizza nel 1948 e che Ciriello con un giovanissimo Longi illustrano. Tra i molti cartelloni realizzati da Longi, si possono ricordare, a titolo di esempio, quelli per Molti sogni per le strade (Mario Camerini, 1948), Senso (Luchino Visconti, 1954), Ulisse (Mario Camerini, 1954), Totò e Carolina (Mario Monicelli, 1955) e L’avventura (Michelangelo Antonioni,1960). Nella sua attività per il cinema, Longi ha realizzato anche diversi manifesti dei film stranieri che arrivavano in Italia. Tra questi Il mago di Oz (Victor Fleming, 1939), Vogliamo vivere! (Ernst Lubitsch, 1942), Dies Irae (Carl Teodor Dryer, 1943) e Vite vendute (Henri-Georges Clouzot, 1953). Omar Calabrese lo definisce un “artigiano della comunicazione” che è riuscito a costruire molti dei tratti tipici dell’Italia vista attraverso i rotocalchi, dalle sposine e dalle star provocanti (ma caste), alle caricature satiriche di personaggi da “Itaglietta” che spopolavano su riviste come il “Marc’Aurelio”, al quale collaborava anche Federico Fellini. Collaboratore del Marc’Aurelio e della Domenica del Corriere, ha realizzato molte copertine dei Gialli Mondadori. Nel 1972 torno definitivamente a Firenze per dedicarsi quasi esclusivamente alla pittura, partecipando a mostre collettive e personali per le quali ha ottenuto particolari consensi, soprattutto negli Stati Uniti. Le sue visioni fotografiche la densa e modulata pennellata, la luminosità delle sue tele ne fanno  ricordano molta pittura dei grandi mastri americani da Hopper a Rockwell. Carloalberto Longi muore a Firenze nel 1980 a soli 59 anni.
 
 
 

 

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