ROMA SCONOSCIUTA: LA GALLERIA SCIARRA E LE VIRTU’ FEMMINILI
Siamo negli anni 1886/88. A
raccontare i pregi della donna ,angelo del focolare della Belle époque, un piccolo ciclo di affreschi. Naturalmente a Roma,
neocapitale del Regno d’Italia. A commissionarlo
Maffeo Sciarra, imprenditore e mecenate, che nel suo palazzo capitolino aveva accolto, nel
1883, la redazione del quotidiano La
Tribuna , e poi la rivista letteraria Cronaca Bizantina. Fu
proprio questo ambiente "bizantino", ovvero tutto estetizzante,
gravitante intorno a poeti come Giosue Carducci e Gabriele D' Annunzio, che ispirò il ciclo
pittorico della galleria. In redazione se ne parlava molto dall'architettura realizzata dall' architetto Giulio De Angelis nel
1885 a ciò che vi si poteva raffigurare. In un’ innovativa struttura in ferro e vetro Giuseppe Cellini, abitouè del circolo della rivista, tra il 1886
e il 1888 dipinse la vita della donna ideale.
"Benigna", "Domina", "Amabilis", "Misericors",
"Iusta", "Prudens", ecco le doti della
cittadina italiana virtuosa, iscritte nei cartigli degli affreschi tutt’oggi
visibili.


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E non manca l' esaltazione di una donna degli Sciarra nella
persona di Carolina Colonna, madre di Maffeo.
Il
nuovo secolo e soprattutto la Prima Guerra mondiale sarebbero arrivate a
mettere in crisi questo modello di donna virtuosa. Pochi anni in cui le virtù
sono ben altre legate alla sopravvivenza economica delle famiglie con gli
uomini al fronte. Donne instancabili lavoratrici che saranno apprezzate dal
regime fascista che le rispedirà al focolare domestico. Donne virtuose, anche
se non le chiamiamo più così, fanno ancora i conti oggi con il desiderio maschile
di gentilezza e amabilità di stilnoviana memoria.
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