GRANDE GUERRA: UNA SOTTOSCRIZIONE POPOLARE PER IL MONUMENTO AI CADUTI DI FRASCATI



Archivio storico di Terni, Bozzetto del monumento ai caduti di Frascati di Cesare Bazzani
 
archivio Frascati, diploma di sottoscrizione

Una sottoscrizione tra tanti cittadini frascatani, concerti di beneficenza che videro l’apertura straordinaria di Villa Lancellotti: un impegno collettivo di tante famiglie nobili e civili che permise nel 1923 d’inaugurare il monumento ai caduti della grande guerra e dare nuova connotazione a Piazza Marconi. E per ciascun versamento e impegno un diploma, alla fine forse anche una medaglia.
Questa era Frascati all’indomani della Grande Guerra 1915-1918. Davanti al Comune, sotto villa Aldobrandini, un monumento poco conosciuto dai più e ancor più sconosciuto, oggi, il suo autore Cesare Bazzani, una vera archistar di quegli anni. Eclettico e prolifico, ha respirato arte accademica sin da piccolo, l’ingegnere Cesare Bazzani, nipote del pittore Cesare Fracassini, figlio del noto Luigi, scenografo e pittore della Roma umbertina della cerchia di personaggi come Piacentini, G. Koch e Sacconi.
Cesare Bazzani
Il dramma dell’8settembre 1943 ha portato, naturalmente, a sottovalutare il monumento che si erge ancora integro in piazza Marconi, un complesso di cui tutti sanno solo che assomiglia ad un àncora  e che forse era stato progettato per Anzio.
ACS Terni, Bozzetto Cesare Bazzani
Verità e storie che oggi lasciano indifferente quella parte della piazza se non quando si celebrano le ricorrenze del 4 novembre e del 25 aprile, quando il Sindaco e le autorità vanno a deporre una corona commemorativa. Cesare Bazzani quando gli venne dato l’incarico certamente già una celebrità. Nel 1906, infatti, aveva progettato la Biblioteca Nazionale di Firenze, e poco dopo l’ edificio delle Belle Arti di Roma, oggi conosciuto come Galleria Nazionale d’Arte moderna, realizzato in occasione dell’esposizione universale e delle celebrazioni del cinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia del 1911.
Gnam Roma
La sua personalità forte e autoritaria, lontana da preoccupazioni ideologiche e da raffinatezze critiche, ma perfettamente consona alla cultura ufficiale dell'epoca, si manifesta pienamente anche in tutto il periodo in cui realizza il monumento a Frascati a partire dal 3 marzo 1921, quando sottoscrive il contratto. Nell’archivio del Comune due faldoni contengono la cronistoria della costruzione del monumento, le variazioni, le fatture, le ricevute e le tante arrabbiature che vicendevolmente toccavano ora il comitato organizzatore, presieduto dal Signor Greci, ora dell’architetto, che stigmatizzava come alcuni costi fossero lievitati a causa delle numerose modifiche richieste in corso d’opera.
Nulla di nuovo, dunque, sotto il sole: corsi e ricorsi della storia dei lavori pubblici in Italia. Certo Bazzani non si sarà aspettato l’arrabbiatura dell’Associazione Madri e Vedove dei caduti, che il primo settembre 1922, lamentavano e non accettavano che i loro cari, deceduti in guerra, sarebbero stati elencati in ordine alfabetico (come era avvenuto in tutti gli altri monumenti inaugurati in quegli anni a Roma) invece che per grado militare. Certo deve avergli procurato qualche arrabbiatura in più che i notabili frascatani seguissero gli sviluppi delle vicende della costruzione del monumento che stava costruendo a Nettuno.
ACS Terni, Bozzetto del monumento di Cesare Bazzani
Nulla a che vedere con la “grandiosità” del monumento frascatano che si distingue da tutti gli altri del territorio tuscolano per mole e attenzione all’ambiente, ma il ritardo della posa dell’ultima pietra sul litorale evidentemente preoccupava non poco il comitato tuscolano. Del resto erano stati fatti grandi lavori nella piazza divelta la fontana originaria ed anche il busto a Garibaldi, affidati a Giulio Magni. Evidenti i timori per quell’opera grandiosa che doveva raccordarsi con il panorama della campagna romana e con le meraviglie architettoniche barocche di villa Aldobrandini. Un monumento dunque che aveva due punti di vista. Comunque sia tra incremento delle 100 mila lire di spesa previste originariamente, ampliamenti in corso d’opera delle dimensioni e modifiche alla globo della colonna centrale il monumento fu concluso nel 1923. Ad inaugurarlo, il 14 maggio di quell’anno, il Re Vittorio Emanuele ricevuto in pompa magna alle 15 dal Cardinale Cagliero e dall’allora ministro delle Colonie Federzoni. Forse c'erano anche Domenico Seghetti e Asproni che "zufolavano" già in quegli anni perché volevano cambiare lo stemma comunale di Frascati, come ricorda un appunto dell'Archivio. E quale migliore occasione con il Re li davanti in carne ed ossa per perorare quella causa che dall'appunto già allora evidentemente divideva la città.
Certamente Bazzani era là, immaginiamo emozionato e impaziente di svelare letteralmente dai drappi la sua opera, mentre uno stormo di aerei sorvolava Frascati lanciando volantini inneggianti il valore patriottico italiano. Tra la folla che aveva gremito la piazza sin dalla mattina ci saranno stati anche lo scultore Bernardino Marescalchi che aveva realizzato la Vittoria Alata, E. Cardoni il fonditore.
Archivio Frascati, Bozzetto
Ci saranno stati anche Anacleto Cirla e Alfredo Palazzesi che si erano occupati della parte in pietra e travertino, mentre Alfredo Bruscola che si era occupato delle opere idrauliche sarà certamente stato lì a guardare che tutto funzionasse. Molti erano, e sono, i simboli iconografici del monumento a partire naturalmente dalla Vittoria Alata e dalla Colonna sormontata dal globo luminoso che simboleggia la vita eterna. Elementi che ricordano la cultura classica sia greca con la Nike sia romana in cui la colonna celebrava i trionfi. Ma la stoia del monumento non finisce qui, infatti durante la seconda guerra mondiale, quando il regime cominciò a requisire metalli per l’industria pesante, il monumento frascatano scampo per poco la spoliazione dai suoi bronzi.
medaglia commemorativa
Le disposizioni arrivate all’Ente Distruzioni Rottami dal Sottosegretario preposto erano perentorie: vittoria, lapidi fregi, capitello e tutto il bronzo che sormontava la colonna, per un peso totale stimato in 40 quintali circa, dovevano immediatamente essere rimosse. Lettere, richieste e quasi suppliche scongiurarono la spoliazione di un monumento che per dimensioni e composizione imponente e ricco come pochi nei paesi limitrofi.

 
 

 
 


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