BRIGANTESSE E PIEFFERARI NELLA CAMPAGNA ROMANA VISTA DAL VIENNESE ANTON ROMAKO


Contadini della campagna Romana
Un bella scampagnata  a Tuscolo d’estate, una passeggiata in centro città d’inverno, nell’approssimarsi del Natale  per ascoltare e vedere i Pifferari con le loro zampogne coperti da mantelli cappellacci e cioce. L’austriaco Anton  Romako, (1832-1889) ben se ne intendeva di usi e costumi castellani. 
Scampagnata a Tuscolo
Pittore nato vicino Vienna e considerato senza talento dai suoi maestri d’Accademia, arrivò a Roma nel 1854, e ben presto divenne l’artista di riferimento di tutti gli austriaci in viaggio in Italia, che in cerca di souvenir , acquistavano le sue tele. Pifferari, contadine, briganti e brigantesse, tutti soggetti di facile commercio.
Un commercio che presto lo fece diventare il più ricercato artista della Ringstrasse epoque. Cioò di quel felice periodo viennese in cui ogni agiato austriaco costruiva la sua dimora nella celebre strada voluta dall’ imperatore Francesco Giuseppe nel 1957 per modernizzare la città.

Del resto a Roma Anton aveva messo su famiglia sposando nel 1862 Sophie Köbel, figlia del famoso architetto  Karl Köbel, da cui ebbe 5 figli. Ma quando lei, raffigurata nella scampagnata a Tuscolo lo lasciò nel 1875 per seguire un altro uomo, lui tornò a Vienna senza però trovare quel successo che gli aveva arriso, come pittore di genere, nella Città eterna.
Che il pittore fosse più incline a dipingere souvenir d’Italie più che altri soggetti lo dimostra il suoi indugiare e rievocare le tante stampe del Pinelli che erano certamente molto conosciute oltralpe da ormai decenni. I turisti del resto  arrivavano in Italia con quelle scene negli occhi, vagheggiando  sfrenate danze del saltarello, o di burrascose partite  di morra. Le filatrici, le contadine e le scene campestri e devozionali non sono mancate nel ricco e stereotipato repertorio di Romako. Tornato a Vienna, però, la vita gli riserverà non pochi dolori, i suicidi di due figlie e la povertà dei i suoi ultimi anni di vita. Ciò nonostante molte sue opere sono al Belvedere poiché si distinse comunque come ritrattista seguendo le mode dell’epoca passando dalle tecniche dei maestri di Barbizon all’espressionismo. I suoi quadri più famosi sono il ritratto dell’Imperatrice Elisabeth e la Battaglia di Lissa. 
 
 

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