Tra i boschi tuscolani e sulle scene parigine con il Vate e la Divina
di Emanuela Bruni
Divina e Vate un amore contrastato nella vita e sulla scena.
Un esordio teatrale franco frascatano per entrambi. Eleonora e Gabriele si
erano conosciuti nel 1894, a Venezia. La Duse più grande di lui di 5 anni, già
regina incontrastata delle scene, D’Annunzio era l’astro nascente della
letteratura italiana. Lei lo chiama il poeta infernale. Lui esercita su di lei
un fascino ambiguo di attrazione e insieme di ripulsa. “Preferirei morire in un
cantone piuttosto che amare un’anima tale. D’annunzio lo detesto, ma lo adoro”
confiderà ad Arrigo Boito.
Stampa della rappresentazione parigina |
La Duse esordì in quella parte a Parigi, il 15 giugno, e poi la portò in Italia il 3 novembre 1897 al Teatro Rossini di Venezia. La rappresentazione fu un successo della Duse ma un fiasco per l’autore. Lui se la prese con Eleonora e cominciò a corteggiare l’attrice Sarah Bernhardt, che giudicava più celebre e più adatta a soddisfare le sue ambizioni. L’opera, vero e proprio esercizio di sperimentazione scenico insieme al precedente La città morta - rappresenta i prodromi dell’estetismo dannunziano. “Gli perdono di avermi sfruttata, rovinata, umiliata. Gli perdono tutto, perché ho amato”. Scrisse anni dopo Eleonora nei confronti di quello che fu un grande amore, forse l’unico amore della sua vita, anche se il loro rapporto fu parecchio tormentato. La Divina lo amò senza riserve, ma il Vate, la tradì non solo dal punto di vista sentimentale, ma anche sul lato professionale ed economico.
Poesie racconti romanzi e non ancora un opera
teatrale. Ma tant’è tra i due nasce una storia d’amore e di lavoro. Si
ritroveranno così tra Albano e Frascati a tessere il loro debutto francese. Innamorati
ma entrambi impegnati grazie a Giuseppe Primoli stringono un alleanza
professionale. E’ il 1897, Eleonora Duse ha firmato un contratto e a giugno di
quell’anno andrà in tournee a Parig. Oltralpe il suo arrivo è molto atteso. Lei
vuole portare in scena oltre le opere di Dumas e Goldoni anche qualcosa del suo
giovane amante non ancora affermato. A raccontarlo il Conte Giuseppe Primoli in
un articolo del 1 giugno 1897 su la Revue de Paris. Secondo Primoli Eleonora
Duse era stata invitata al Teatre de la Reinassance di Parigi, regno
incontrastato di Sarah Bernhardt. Per l’occasione aveva chiesto a D’Annunzio di
scrivergli qualcosa. I tempi erano stretti, strettissimi “ in una settimana, è
una follia” gli aveva risposto D’Annunzio. E lei di rimando “scrivetemi un ruolo
da folle, allora!” . un tira e molla ma alla fine Gabriele le scriverà “ tra 10
giorni avrete la vostra follia!” Così in poco meno di 2 settimane il vate metterà
nero su bianco la trama di Sogno d’un mattino di Primavera. Così verso la fine
di marzo del 1897 Gabriele scrive il dramma in un atto che lei avrebbe recitato
a Parigi prima del suo cavallo di battaglia La locandiera di Goldoni.
Gabriele
elabora Sogno di un mattino di primavera ad Albano, cittadina che lo aveva
visto spesso protagonista di scorribande amorose. Là inizia a sviluppare la
figura di Isabella la pazza, protagonista dell’opera. Il 23 aprile il testo era
pronto. Il 3 maggio la compagnia con la Duse è a Frascati pronta per provare.
E’ lo stesso poeta ad informarcene nel testo di un biglietto che invia al
marchese Primoli. Il biglietto ci da un informazione secondaria poiché la
tematica principale e quella di sollecitare la copia del suo manoscritto di cui
naturalmente aveva bisogno la Duse per le sue prove. Nello stesso giorno
Eleonora scrive ad Olga Lodi “… ora sono nel lavoro. La più grande ansia la più
grande gioia. Aurevoir Frascati.” Il 5 Maggio Gabriele d’Annunzio scrive a Georges
Hérelle, il suo primo traduttore francese, “ Parto ora per Frascati dove la
Duse fa le prove del Sogno en plein air sul limitare del Bosco”. Lì tra il
verde primaverile dei giardini e delle fronde boscose tuscolane si svolgerà un
faccia a faccia tra i due. D’Annunzio scopre come gli attori fanno ”violenza”
alla sua opera vergine. “ Sono in un turbamento profondo - scrive il vate il 23
maggio- ho assistito alle repetition del dramma con disgusto indicibile. Non so
dirvi quale urto violento ha ricevuto il mio spirito nel veder realizzato così
grossolanamente il mio puro sogno d poesia.” Nasce così la collaborazione
artistica con Gabriele. La Duse esordì in quella parte a Parigi, il 15 giugno, e poi la portò in Italia il 3 novembre 1897 al Teatro Rossini di Venezia. La rappresentazione fu un successo della Duse ma un fiasco per l’autore. Lui se la prese con Eleonora e cominciò a corteggiare l’attrice Sarah Bernhardt, che giudicava più celebre e più adatta a soddisfare le sue ambizioni. L’opera, vero e proprio esercizio di sperimentazione scenico insieme al precedente La città morta - rappresenta i prodromi dell’estetismo dannunziano. “Gli perdono di avermi sfruttata, rovinata, umiliata. Gli perdono tutto, perché ho amato”. Scrisse anni dopo Eleonora nei confronti di quello che fu un grande amore, forse l’unico amore della sua vita, anche se il loro rapporto fu parecchio tormentato. La Divina lo amò senza riserve, ma il Vate, la tradì non solo dal punto di vista sentimentale, ma anche sul lato professionale ed economico.
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