Il Divo Augusto presentazione del libro di Roberto Toppetta al museo del Grand Tour ad Ariccia il 6 novembre prossimo
Il 6 novembre prossimo alle 17.30 presso la Locanda
Martorelli di Ariccia, sede del Museo del Gran Tour, Roberto Toppetta
presenterà il suo libro Il divo Augusto- Principe dell’urbe e dell’impero”
(Schena Editore). L’opera che il giornalista ha dedicato all’imperatore Augusto
in occasione del bi-millenario della morte. Con l’Autore ne parleranno la
dott.ssa Maria Cristina Clementi, dottore di ricerca in archeologia presso
l’Università di Tor Vergata e consigliere nazionale dell’archeoclub d’Italia,
la dott.ssa Beatrice Curci, giornalista professionista e direttore dell’associazione
Stampa Romana, e il prof. Mariano Malavolta, docente di Storia Romana presso l’Università
di Tor Vergata.
Roberto Toppetta |
Roberto Toppetta uno dei volti più noti del Tg3 ha con il suo
stile giornalistico e con rigore storico affronta il sulla scorta di una
dovizia di riferimenti ai grandi autori latini ( da Virgilio a Orazio, da Tito
Livio a Tacito) e agli studiosi moderni e contemporanei ( da Theodor Mommsen a
Ronald Syme, da Santo Mazzarino a Luciano
Canfora). A duemila anni dalla sua morte ( Nola, 19 agosto del 14 d.C), la
figura di Augusto resta ben salda nel novero ristretto delle personalità
titaniche della Storia universale e l’età augustea, avviatasi all’indomani
della battaglia di Azio contro Marco Antonio e Cleopatra ( 31 a.C.), resta
indissolubilmente legata al momento di massimo splendore di Roma antica, quando
lo Stato romano divenne il più grande dell’antichità: più esteso tanto di
quello persiano quanto di quello indiano e cinese. Dio vivente per i sudditi
orientali, protetto dagli dei per i cittadini romani, Augusto ebbe il merito
straordinario di riportare la pace dentro i confini del territorio romano dopo un secolo di guerre civili e di realizzare
una serie di riforme politiche e civili con le quali, trasformata nel 27 a.C. La
Repubblica in Principato, assicurò al mondo di Roma fondamenta così solide da resistere
per tre secoli alla pressione dei barbari nelle zone di confine e a nuove
guerre civili. Se come soldato Augusto fu mediocre e nei campi di battaglia
vinse sempre grazie ad altri ( Marco Agrippa, Salvidieno Rufo, Druso Maggiore, Tiberio),
come statista superò lo stesso Giulio Cesare, il leggendario prozio che lo
aveva adottato come figlio pochi mesi prima delle Idi di Marzo, con l’idea
inconfessata di trasmettergli i poteri assoluti che aveva acquisito agli inizi
del gennaio del 44 a.C. , quando il Senato lo aveva nominato Dittatore
perpetuo. Se è vero che Cesare non ebbe il tempo di farsi re, come forse avrebbe
voluto, Augusto lo diventò di fatto pur senza mai avere la corona. Sapendo che
ai cittadini dell’urbe era invisa la parola monarchia, dopo la tirannide di
Tarquinio il Superbo, egli adottò il titolo singolare di Principe, facendo
intendere ai Romani di avere recuperato la libertà persa sotto Cesare.
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