LA MAGA CIRCE E DONNA OLIMPIA ACCOLGONO LEOPOLDO DE MEDICI A VILLA ALDOBRANDINI

Era inverno e a Villa Belvedere fervevano i lavori, correva l’anno 1668. Tutto era stato pianificato con largo anticipo per la grande festa che si sarebbe tenuta il 16 maggio dell’anno successivo, il 1668. A villa Aldobrandini in quegli anni, i più fastosi, era consuetudine organizzare concerti e rappresentazioni teatrali in occasione di eventi particolari e per onorare ospiti illustri. L’ascesa di Leopoldo de Medici alla porpora cardinalizia avvenuta nel dicembre del 1667 rappresentava uno di questi. Un importante avvenimento per la numerosa e influente comunità toscana a Roma che fin dal tempo dei Papi Medici agli inizi del secolo precedente costituiva una realtà di primo piano nelle dinamiche della Città Eterna e che con l’elezione a Cardinale del fratello del Gran Duca Ferdinando II otteneva un altro prestigioso successo.
Non stupisce quindi che un personaggio influente di quella comunità come la Principessa di Rossano, Olimpia Aldobrandini, si sia subito mossa per organizzare sontuosi festeggiamenti. A sovrintendere e organizzare da mesi tutti i lavori Donna Olimpia, donna di gran carattere e molto influente non solo per la sua origine ma per essere stata sposata prima con Paolo Borghese e poi Camillo Pamphilij nipote di Papa Innocenzo X. Per il banchetto la principessa aveva organizzo un’“apparechio magnifico” e il “disegno delle statue, e trionfi di paste” erano opera di Gianlorenzo Bernini, realizzate da Filippo Schor, detto il Tedesco, Olimpia, del resto era nota per le sontuose feste e gli eleganti ricevimenti organizzati in onore dei “grandi” da cui le sue dimore erano continuamente frequentate, come scriveva Stefano Pallavicini a Violante Doria in quei mesi (1). Al riparo da eventuali scrosci d’acqua la festa si sarebbe tenuta nella “Stanza de’ Venti” (sala di Apollo).
E arrivò il 16 maggio: quel giorno, il cardinale Leopoldo, in compagnia del marchese Francesco Riccardi, partì da Roma in carrozza e, lungo il tragitto, i due furono raggiunti dai nobili Giovanni Battista e Benedetto Pamphilij che li scortarono fino alla villa. Dopo il sontuoso banchetto, gli ospiti presero posto davanti all’emiciclo per assistere all’operetta di Alessandro Stradella, che fu cantata da un soprano di FRascati, tale Anna, protégée della stessa Olimpia Aldobrandini, nel ruolo della maga Circe, dal celebre soprano castrato Giuseppe Vecchi nei panni di Zeffiro, mentre il fiume Algido fu riservato al basso Francesco Verdoni. L’elogio poetico affidato a Giovan Filippo Apolloni, che dimostra nel testo di conoscere bene i luoghi, si svolge su una bella fontana sui pendii frondosi del monte Parnaso: il fantasma della maga Circe emerge dai Campi Elisi ricordandoci di essere figlia di Apollo, ma mentre sta cercando la tomba di suo figlio Telegono, viene distratta da una luce brillante; il dio Algido, fiume di Frascati, spiega che questa luce è la presenza di un Medici. Circe continua a conversare con Zefiro e tutti e tre offrono elogi, e doni, al nuovo cardinale. Un festeggiamento che non mancò di colpire lo stesso porporato che scrivendo al fratello (3), il 19 maggio, raccontò nel dettaglio la magnifica accoglienza. 1. S. Leone, The Pamphilj and the Arts Patronage and Consumption in Baroque Rome, 2011 2. C. Gianturco, Feste barocche con musiche di Stradella, Pisa, ETS, 2009 3.G. Biagi RAvenni, Le due Circe dello Stradella, Atti del Convegno internazionale di Studi Modena, 1983

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