Due Foto una storia: Pablo Neruda e le Dolci Olive verdi di Frascati.


Pablo Neruda, il grande poeta cileno premio Nobel per la letteratura nel 1971, amò profondamente l'Italia. Neruda venne la prima volta a Roma nell'ottobre del 1950. Marxista convinto, Neruda, come dimostra il «Canto general», affrontava i temi di una poesia sociale ricca di un profondo calore umano che, grazie alla vena lirica, riusciva a smorzare i toni marcatamente propagandistici. In dicembre è di nuovo a Roma, dove incontra Renato Guttuso, Alberto Moravia, Elsa Morante, Emilio Sereni, Dario Puccini (il suo traduttore). Ed è probabilmente con  alcuni di questi  intellettuali che Neruda arrivò a Frascati nell’autunno 1951, come attestano le fotografie del poeta davanti alla Cantina Pugliesi (oggi Tezenis) mentre acquista le olive dolci  che tanto lo colpirono da scriverne una appassionata litica della raccolta I Frutti.
Pablo Neruda e il venditore di olive davanti alla Cantina Pugliesi, Frascati 1951. Foto Antonello Trombadori 


Le foto scattate da Antonello Trombadori, intellettuale dell'allora PCI, furono ritrovate, casualmente in un cassetto, dal figlio Duccio. La curiosità giornalistica di quest'ultimo fece si che il rollino, mai stampato e dimenticato nella scrivania, restituisse una preziosa testimonianza del soggiorno frascatano del poeta. Lo scatto con il giovane venditore di olive finì poi incorniciata presso l’Ambasciata Cilena a Roma dove fu notata dall’allora Assessore alla cultura della Provincia di Roma Vincenzo Vita, che legato alla città di Frascati avvisò l’Assessore Stefano Di Tommaso. A memoria di quell’autunno del 1951 fu realizzato un convegno e la “stele” in memoria del Poeta, oggi posta nel parco Archeologico di Cocciano.

Pablo Neruda presso la Cantina Pugliesi, Frascati 1951, foto di Antonello Trombadori



“Dolce olive verdi di Frascati...”.



Dolci olive verdi di Frascati,

nitide come puri capezzoli

fresche come gocce di oceano,

concentrata essenza terrestre!



Dalla vecchia terra

graffiata e cantata,

rinnovati ad ogni primavera,

con la stessa calcina

degli esseri umani,

con la stessa materia

della nostra eternità, nuovi

e ripetuti, oliveti

delle secche terre d'Italia,

del generoso ventre

che nel dolore

continua a partorire fragranza.



Quel giorno l'oliva,

il vino nuovo,

la canzone del mio amico,

il mio amore lontano,

la terra inumidita,

tutto così semplice,

così eterno

come il chicco del grano,

là, a Frascati,

i muri perforati dalla morte,

gli occhi della guerra alle finestre,

ma la pace mi accoglieva

col suo sapore di olio e di vino

mentre tutto era semplice come il popolo

che mi donava

il suo verde tesoro:

le piccole olive,

freschezza, sapore puro,

misura deliziosa,

capezzolo del giorno azzurro,

amore terrestre.

Commenti

  1. Grande testimonianza di un Poeta e di una prelibatezza gustata da bambino .

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