LA TREGUA DI NATALE, LA VIGILIA SUL FRONTE DELLA GRANDE GUERRA
Accadeva 100 anni fa, ma sino al 2005 l’evento era
passato in sordina, considerato sconveniente. Poi , un film, Joyeux Noël, ha
ricordato i fatti del primo natale dei fanti della Grande Guerra. Era il 24
dicembre 1914. Ad agosto era scoppiata la guerra e l’Italia non era ancora un
paese belligerante, il conflitto doveva essere un conflitto breve, poche
settimane e sarebbe tutto finito. Invece presto si impantanò in una logorante
guerra di trincea dove i soldati rimasero inchiodati, tra improvvisi assalti e
furiosi contrattacchi. In dicembre le operazioni languivano, sulle Fiandre era
caduto il gelo, i fanti pensavano alle loro case, agli affetti, agli amici, a
cui erano stati strappati. Così la notte della viglia, lungo il fronte nei
pressi di Ypres, alcuni soldati tedeschi iniziarono a sistemare decorazioni
nelle loro trincee e intonare canzoni natalizie. Britannici prima, francesi poi
risposero e poco. I canti si mescolavano nell’aria gelida della notte natalizia
e mentre a casa qualcuno festeggiava, loro erano la seduti in attesa col fucile
tra le mani ad aspettare di combattere il nemico. Ma non quella notte. Dopo le
nenie circospetti i militari uscirono dai loro ricoveri. Uscirono dai buchi
puzzolenti di fango e ghiaccio, attraversarono la terra di nessuno e iniziarono
a fraternizzare. Abbracci, scambi di regali, persino partite di calcio. Passerà
poi alla storia come «Tregua di Natale», coinvolse forse 100mila militari e
destò molta preoccupazione nei comandi generali che provvidero al più presto a spostare
i reparti coinvolti su altri fronti. I fanti nemici quella notte si scambiarono
cibo, tabacco, alcolici ma anche ricordi, come bottoni delle divise e berretti.
I soldati ne approfittarono per recuperare i corpi dei camerati caduti ma anche
per organizzare partite di calcio «internazionali».
E l'anno dopo, per evitare
altre pericolose derive pacifiste, ordinarono pesanti cannoneggiamenti per
costringere i fanti nei loro ricoveri. La vicenda venne ignorata dai giornali
per alcuni giorni, fino a quando il 31 dicembre apparvero in America, Paese
allora neutrale, le prime corrispondenze sul New York Time. La notizia rimbalzò
in Europa, dove venne ripresa dai quotidiani prima britannici poi francesi e
sottolineata con forte biasimo. Mentre venne del tutto ignorata in Germania. A
guerra finita cadde nel dimenticatoio. Eventi del genere erano già accaduti in
altre epoche e in altre guerre e si ripeteranno anche in seguito su altri
fronti. Ma nessuno prima e dopo, riuscì a coinvolgere un così alto numero di soldati.
Del resto fino a tutto l'Ottocento le guerre erano in gran parte fatte da
volontari, gente che aveva scelto il «mestiere delle armi» come lavoro per
sfuggire alla miseria. Ma questa volta non era così, in battaglia erano stati
gettati ragazzi chiamati di leva, il loro numero e la durata del conflitto non
avevano mai raggiunto le dimensioni della Prima Guerra Mondiale. La notizia arrivò
alle alte sfere militari dei due schieramenti che temettero ricadute sul morale
e sulla combattività delle truppe. Molti reparti vennero immediatamente
avvicendati e già il 26 dicembre la
«Tregua» era finita. All'avvicinarsi del Natale 1915 tutti i comandi generali
diedero ordine di ruotare le truppe e aprire un fuoco di artiglieria lungo
tutto il fronte. Nessuno uscì più dalle trincee e quell'ultimo gesto di umanità
in un conflitto che causerà 35 milioni di morti e dispersi tra militari e
civili in quel grande macello che fu la «Grande Guerra
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