DACIA MARAINI E LE DONNE CHE HANNO FATTO L' ITALIA
I
ll 17 marzo 2012 al Quirinale, alla presenza del Presidente della Repubblica, si tracciò un bilancio delle Celebrazioni per i 150 anni dell'Unità d'Italia. Con Roberto Benigni , Umberto Eco a far sentire la voce delle Donne che fecero l'Italia, anche la scrittrice Dacia Maraini. Riporto qui il testo del suo discorso in attesa di sentirla parlare il 23 dicembre alle Scuderie Aldobrandini di Frascati, sul rapporto tra Eleonora Duse e Cordula Poletti, due donne molto significative dell'Italia della Belle époque. Questo testo invece inquadra la situazione femminile soprattutto degli anni precedenti, di quelle donne che scesero in campo spesso a combattere come Peppa la Cannoiera a Catania, o Colomba Antonietti a Roma.
" Per me
il cento cinquantenario dell’Unità d’Italia è stata una bellissima occasione
per rivedere la storia del nostro paese, ristudiare il nostro passato, capire
meglio gli eventi che hanno preceduto e seguito l’unificazione del 1861. Dalle tante letture che ho fatto sono emerse
straordinarie figure femminili che ho sentito subito amiche. E mi sono detta:
come mai non le conoscevo? La risposta è sempre la stessa: La memoria storica
nei riguardi delle donne è scarsa e avara, a volte addirittura avversa. Fra queste voglio ricordare rapidamente le infermiere – poiché
altro impegno sul campo non era ammesso- che durante i lunghi anni di moti
eroici contro la dominazione straniera, si sono prodigate in prima linea
curando i feriti, consolando i moribondi, aiutando gli impediti a rientrare
nelle trincee – spesso dell’una e dell’altra parte senza distinzione. Fra le
tantissime : Antonietta De Pace e Colomba Antonietti , che sono morte sul campo
di battaglia durante la Repubblica Romana. Con loro, infaticabili, c’erano anche
Cristina Trivulzio, ed Enrichetta Di
Lorenzo, la compagna di Pisacane. Ma non voglio dimenticare i salotti tenuti
da grandi signore di mondo: Clara Maffei, Sara Levy Nathan, due fra le piu
conosciute. E’ incredibile che quando parliamo dei salotti francesi tenuti da aristocratiche francesi prima della
rivoluzione, ci si tolga tanto di cappello mentre quando si parla dei salotti milanesi o
romani in cui si incontravano i carbonari,
si alzano le spalle quasi si trattasse di frivolezze. Queste grandi
signore ricevevano i più temerari e coraggiosi pensatori, i migliori artisti del
secolo rischiando la prigione, dove fra l’altro è finita Clara Maffei per una
soffiata alla polizia austriaca. E che dire delle giornaliste, soprattutto
straniere. Dobbiamo molto a Jessy White – corrispondente per l’estero del “The Nation”
britannico e a Marghareth Fuller, corrispondete del “Tribune” statunitense. Due
donne che hanno contribuito a fare conoscere e amare il movimento di rivolta
nazionale e che hanno permesso, durante gli anni di esilio durissimo, di creare
un ambiente favorevole e solidale intorno a perseguitati politici come
Mazzini, Pisacane, Cattaneo, Pepe, e tanti altri. Alcune patriote, poiché le armi non erano
ammesse in mano alle donne, si travestivano da uomo per potere partecipare in
prima persona alle battaglie. E fra queste troviamo audaci
donne del popolo come la catanese Peppa la Cannoniera, o Rosalie De
Montmasson, che si è tagliata i capelli, si è fasciata il seno e ha messo i
pantaloni per potere trovarsi in prima linea col fucile in braccio. La
Montmasson è la unica donna che abbia
partecipato alla spedizione dei mille e della sua presenza era informato il
solo Garibaldi. Da lavandaia, ha
incontrato e sposato il giovane carbonaro Crispi. Che però poi, diventando
senatore dopo l’Unità d’Italia, l’ha
ripudiata per sposare un’altra donna piu giovane e conveniente al suo stato
sociale. Ma centocinquanta anni sono tanti e mi
tocca accorciare e sintetizzare poiché dispongo solo di cinque minuti. Ebbene
voglio ricordare che una volta fatta
l’Italia sono state le maestre che con la loro presenta capillare in tutti i
centri del paese, hanno insegnato gli italiani a parlare una lingua nazionale.
Dobbiamo un grazie alle tante donne ignote che ogni mattina, alzandosi
prestissimo, hanno percorso, spesso a piedi, su strade polverose e perigliose,
il tragitto fino a qualche malandata scuola di qualche malandato minuscolo villaggio,
portando con sé i primi quaderni e i primi libri che i contadini avessero mai visto. E vorrei ricordare le donne della Resistenza,
che hanno contribuito a creare la
coscienza del paese, il sentimento dignitoso dell’essere italiani in una Europa
inquinata dal razzismo e dalla misoginia. Le tante donne che sono morte per
portare uno scritto proibito, delle armi che servivano per fermare uno straniero
brutale e senza scrupoli. Ma la coscienza di un paese è fatta anche
dagli scrittori che seguono con materna pazienza e intuito le metamorfosi del
linguaggio comune. IL linguaggio esprime la propensione di un popolo alla
riflessione, alla consapevolezza, all’intelligenza politica. Per formare questa consapevolezza linguistica hanno lavorato
alcune grandi scrittrici che purtroppo poi, nei momenti in cui si istituzionalizzano
i valori letterari, sono state
regolarmente trascurate o addirittura cancellate. Fra queste metterei Grazia
Deledda, grande scrittrice europea, che ha coltivato in un periodo di retorica
fascista, la memoria sensuale e plastica di un popolo. Ricorderei Renata Viganò con uno dei piu bei libri che
siano stati scritti sulla Resistenza: “L’agnese va a morire”. Ricorderei Lalla
Romano che con un romanzo umile e
intelligente, “Maria” ha narrato, attraverso le vicende di una serva, la storia
della sua città, Torino e del suo paese, con una leggerezza e una sapienza non
inferiore al “Cuore semplice” di Falubert. Ricorderei Elsa Morante che ha
raccontato in ‘ La Storia’ la parte
perdente, coraggiosa e poetica di un
paese visto dalla parte delle donne e dei bambini. Ricorderei Anna Maria Ortese
che con il suo bellissimo “Il mare non bagna Napoli” ha rivelato la povertà e
l’ingegno di una città coraggiosa e bizzarra come Napoli. Insomma basta volere guardare e volere
vedere, per scoprire che le donne sono sempre state presenti nella storia
complessa del nostro paese: dalle tante
innamorate di Cristo che si sono fatte squartare per difendere le loro idee, alle mistiche gli
scritti delle quali sono ancora sepolti nei conventi, dalle intrepide carbonare
del Risorgimento alle guerrigliere della Resistenza, dalle donne Contro la
Mafia a quelle del ‘Se non ora quando’. Basta avere fiducia nel “merito delle donne” ,
come diceva Moderata Fonte, perché esse si rivelino alla nostra immaginazione
con la tenacia e la profondità che ha nutrito
la migliore società del passato.. La cancellazione della memoria è spesso la
loro più fervida nemica. Contro questa cancellazione oggi siamo qui a parlare e
ricordare. Ringrazio il presidente Napolitano per avermi dato l’occasione di
“rimembrare” -come voleva il nostro più dolce e amareggiato ma anche convinto
poeta patriota- la storia degli ultimi
centocinquanta anni della vita italiana dal punto di vista delle donne. "
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